Al San Carlo una «Salome» dell’arroganza del potere

Al San Carlo una «Salome» dell’arroganza del potere

È una «Salome» un po’ pulp e un po’ “Fast and Furious”, secondo le intenzioni , per altro ben realizzate, dal regista Manfred Schweigkofler, che dichiara di essere stato tentato di andare anche oltre il “po’”, e di proporre una messa in scena ancora più scioccante, al Teatro di San Carlo, dal 20 marzo con il maestro Dan Ettinger sul podio e Ricarda Merbeth nel ruolo del titolo.br La volontà di Schweigkofler è di varcare la soglia del sorprendente che, indubbiamente, si è spostata ben più in alto nei centoventi anni trascorsi dalla prima rappresentazione.br È certamente un proposito condivisibile conservare un gradiente di stupefacenza tra la rappresentazione e l’aspettativa del pubblico. Obiettivo centrato.br «È una partitura complessa, quella di Richard Strauss, in cui l’orchestra, per altro ottima qui a San Carlo, può soccorrere davvero poco i cantanti, per questo sono grato e ammirato della preparazione dello splendido cast di cui dispongo – ha raccontato Ettinger – quest’opera rapisce, genera una vera e propria dipendenza».br Il rapimento è stato consumato grazie ad un’ottima prova dell’Orchestra, a dinamiche quasi sempre ottimali per consentire alle voci di dare il meglio e Ricarda Merbeth ha vinto sulla buca e convinto gli spettatori per potenza, incisività e recitazione.br Più seduttivo che enfatico, va detto a titolo di merito, lo Jochanaan di Brian Mulligan, con il carisma del profeta, ma senza eccessi da allucinato, a tutto vantaggio della drammaturgia; pregevole l’interpretazione di Lioba Braun in una Erodiade incestuosa, ma con tratti anche materni e di sposa gelosa; John Findon è stato un Narraboth con emissione nitida, pur se a tratti in deficit di volume.br «Salome» è un’opera che si serve dell’ omonima tragedia di Oscar Wilde nella traduzione di Hedwig Lachmann, con Freud a spiare dietro le quinte, mentre sta per dare alle stampe «Tre saggi sulla sessualità», e in cui ciascun ruolo, anche quelli minori, richiedono impegno e risultano determinanti nell’economia generale di una produzione.br Hanno dato un contributo valido e meritevole di citazione: Stepanka Pucálková (Un paggio), Gregory Bonfatti, Kristofer Lundin, Sun Tianxuefei, Dan Karlström, Stanislav Vorobyov nei ruoli dei Giudei; Liam James Karai e Zilvinas Miskinis nelle parti dei Nazareni; i Soldati sono stati Alessandro Abis e Artur Janda; Giacomo Mercaldo e Vasco Maria Vagnoli rispettivamente Un uomo della Cappadocia e Uno schiavo.br Le scene di Nicola Rubertelli, già ammirate nel 2014, non mostrano segni di invecchiamento, con l’espediente del grande specchio che è metafora di coscienza e di introspezione psichica dei personaggi e permette di offrire allo sguardo dello spettatore il piano della scena, la gradinata e il boccaporto della cisternaprigione di Jochanaan, tutto decorato in stile pittorico da primo Novecento francese, tanto che le sette ballerine che danzano i sette veli, ci si sarebbe potuto attendere richiamassero i dipinti di Degas, ma non è stato così e la coreografia di Valentina Versino è a tratti risultata più distraente che catalizzatrice di sensualità.br I nuovi costumi, correttamente non “biblici”, di Daniela Ciancio, che usano i tessuti in nanocellulosa batterica Scoby-Skin di Knowledge for Business Tecup – Napoli, sotto le luci di Claudio Schmid, hanno contribuito al progetto di creare sorpresa, ma si è avuta la sensazione che forme e colori siano stati scelti preoccupandosi troppo di esibire il pregio dei materiali.br A proposito di esibire, il regista ha affermato e confermato nei fatti; «In «Salome» Strauss e Wilde ci mostrano un potere arrogante e bizzarro e lo spettatore moderno non potrà non invenire in Erode dei tratti di personaggi come Trump».br Il pubblico ha apprezzato senza alcun disappunto e Ricarda Merbeth ha raccolto ovazioni condivise con Ettinger.br Il pubblico sancarliano, sempre più internazionale, si è evoluto nel tempo con una impennata di qualità durante la sovrintendenza Lissner giunta al termine; un management non forma il pubblico, ma sa attrarre spettatori di qualità e interessati, generando un processo di diffusione nella società cittadina.


User: Corriere della Sera

Views: 7.8K

Uploaded: 2025-03-22

Duration: 02:54

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