Vietato giocare: la squadra di cricket di Trieste che non ha un campo nemmeno per allenarsi

Vietato giocare: la squadra di cricket di Trieste che non ha un campo nemmeno per allenarsi

Lo chiamano Shadow cricket, cricket ombra: è un modo per allenarsi senza lanciare la palla. Gli atleti eseguono i gesti come attori sul palco, provando i movimenti nell'aria. È l'unico cricket che possono giocare Abdulaziz Dorani e i suoi compagni del Trieste United, squadra ufficialmente iscritta alla Federazione Italiana Cricket e titolata a competere al campionato italiano, ma intrappolata in una kafkiana ricerca di un campo anche solo per potersi allenare, nella loro città e dintorni. Giocano da due anni, senza uno spazio autorizzato per le prove. La loro ricerca è al centro del decimo episodio della docu-serie Rivincite.​​A settembre del 2024 la notizia del divieto di cricket imposto dall'ex sindaca di Monfalcone Anna Maria Cisint a una comunità locale bengalese esterefatta aveva fatto il giro del mondo, conquistando servizi su servizi e un dibattito aspro fra chi sosterrebbe che la palla da cricket sia troppo pesante, e quindi pericolosa in un parco pubblico, e chi chiede soltanto uno spazio dove poter esercitare il proprio diritto al gioco. L'anno scorso era rinato anche il Trieste United, la squadra del capoluogo, grazie alla spinta di un gruppo di ragazzi afghani e pakistani della città e l'attivismo irrefrenabile di un politico e imprenditore locale, Alessandro Claut. Il Trieste United era riuscito a partecipare al campionato estivo nazionale, affrontando Bergamo, Brescia, Bologna, con partite emozionanti per i giocatori ma deludenti nei risultati, perché senza allenamenti è impossibile vincere. Da allora la squadra le ha provate tutte, fino alla costruzione di un pitch, ovvero una piattaforma per il tiro, in un piccolo appezzamento fuori città.​​Per mesi vi hanno investito fatica e soldi. Quando erano pronti all'inaugurazione hanno ricevuto un messaggio dal proprietario: niente da fare, non potrete usarlo, non siamo autorizzati. «Più che arrabbiati siamo dispiaciuti», commenta Dorani: «Perché il cricket è un gioco bellissimo. Basta scoprirlo per restare affascinati. Perché tutti questi divieti? Veramente, io non capisco perché». Abdulaziz non sta mai fermo. Quando finisce al lavoro - è inteprete alla frontiera - si allena in palestra; cucina, mette a posto, poi il sabato pomeriggio torna da volontario alla comunità di Sant'Egidio, dove insieme ad altri aiuta Federica Laboranti, la sua prima insegnante di italiano, nella distribuzione dei pacchi alimentari per famiglie indigenti. «Da piccolo sognavo di giocare a cricket», racconta: «Vedevo i più grandi sfidarsi fuori da scuola e volevo unirmi». Nato e cresciuto in un villaggio pashtun dell'Afghanistan, ha dovuto lasciare il suo Paese quando la pressione dei Talebani è tornata con troppa violenza.​​«Seguo ogni partita della nazionale afghana», racconta: «La finale che hanno vinto l'avrò rivista cento volte». Il cricket è il secondo sport più seguito al mondo, con quasi tre miliardi di fan. Anche in Italia è sempre più frequentato, tanto che la squadra nazionale è a un passo dalle qualificazioni per i Mondiali del 2026. I fondi europei per la coesione hanno sostenuto progetti per usare il cricket come strumento di integrazione ed accoglienza a scuola a Udine, in Puglia, in Toscana, a Pontinia (dove è presente una grande comunità Sikh. Ma in Friuli Venezia Giulia ancora manca un riconoscimento allo sport. E un campo per il Trieste United.“Rivincite” è una docu-serie realizzata con il sostegno finanziario dell'Unione Europea. Il suo contenuto è esclusiva responsabilità di Somewhere Studio e non riflette necessariamente le opinioni dell'Unione Europea. Somewhere Studio garantisce l'indipendenza, il rigore e la completa autonomia nella scelta e nel trattamento degli argomenti.


User: Corriere della Sera

Views: 2.8K

Uploaded: 2025-06-01

Duration: 04:23